OnlyFans sospende il ban al porno.

OnlyFans sospende il ban al porno.

Nel comunicato ufficiale, la compagnia inglese aveva spiegato di voler cambiare le sue linee guida per "assicurare la sostenibilità della piattaforma sul lungo periodo e continuare a ospitare una community inclusiva di creator e fan", per poi precisare qualche linea dopo il vero motivo della decisione: "Rispondere alle richieste dei nostri partner bancari e fornitori di servizi di pagamento". E poi un tweet di scuse: "Cari sex workers, la comunità di OnlyFans oggi non sarebbe la stessa senza di voi". Due giorni fa il colpo di scena con un'ultima dichiarazione che rimescola ancora una volta le carte in tavola: le linee guida, che soli pochi giorni fa avrebbero dovuto subire un drastico ripensamento per "rispondere alle richieste dei nostri partner bancari e fornitori di servizi di pagamento", rimarranno invariate e il ban ai contenuti espliciti è ufficialmente sospeso.

"I nostri partner finanziari ci hanno assicurato che OnlyFans può sostenere qualsiasi tipo di creator", spiega la compagnia nell'ultima mail agli iscritti. Sono quelle stesse istituzioni su cui Tim Stokely, fondatore di OnlyFans, solo fino a poche ore prima puntava il dito sulle pagine del Financial Times, accusando in particolare Metro Bank, Bank of New York Mellon e JP Morgan Chase di rifiutare pagamenti e chiudere senza preavviso gli account dei sex worker. Un clima di incertezza legato alla consapevolezza condivisa che OnlyFans non sarebbe quello che è oggi senza i milioni di sex worker che hanno contribuito al suo enorme successo in tutto il mondo. 

Nato nel 2016 e cresciuto a ritmo regolare fino all'inizio del 2020, il sito ha visto i suoi numeri aumentare vertiginosamente durante la pandemia, quando milioni di persone si sono trovate senza lavoro e costrette a reinventarsi. Nella primavera del 2020, la piattaforma veniva usata da 30 milioni utenti e 450mila creator, mentre oggi raggiunge più di 130 milioni di utenti e ospita i profili di più di 2 milioni di creator dal mondo della musica, dello sport, della cucina e di tanti altri settori. "Dal momento che tutta una serie di 'luoghi del lavoro sessuale' non erano più accessibili a causa delle restrizioni legate al covid, chi ha potuto ha intrapreso la via dello smart working anche in questo campo", spiega Valentine.

Per chi è dentro al mondo del lavoro sessuale, i cambiamenti improvvisi alle linee guida delle piattaforme non sono una novità. Da quel momento infatti, i siti Internet diventano legalmente responsabili della pubblicazione da parte di terzi di contenuti legati alla prostituzione, anche nel caso di sex work consensuale. L'impatto sulle piattaforme è fortissimo: nell'arco di pochi giorni, la sezione dedicata agli appuntamenti di Craigslist scompare dal sito, mentre Reddit si affretta a bannare i vari subreddit a tema sex work. Nel frattempo, migliaia di sex worker perdono luoghi di incontro virtuali dove trovare clienti, promuovere il loro lavoro e scambiarsi consigli utili per la loro sopravvivenza (economica e non). 

"La conseguenza è la nascita di una concezione diversa del porno, che diventa più personale, gestito autonomamente, creativo", spiega Elettra. Il timore è che si ripeta quello che era successo a Pornhub e altri siti del colosso del porno MindGeek: a seguito dell'inchiesta del giornalista del New York Times Nicholas Kristof, intitolata "The Children of Pornhub", a dicembre 2020 infatti Visa e Mastercard avevano sospeso temporaneamente i pagamenti in arrivo sul sito, come era già successo anche al di fuori del mondo del porno ad alcune librerie indipendenti e siti di whistleblowing. In seguito alle prime dichiarazioni di OnlyFans, il profilo ufficiale di Loverfans aveva già strizzato l'occhio a tutti i sex worker in fuga dalla piattaforma, mentre sui server di JustFor-Fans il traffico era triplicato dal giorno dell'annuncio.

"Personalmente aspetterò di vedere come si mettono le cose e continuerò a usare OnlyFans perlomeno fino a dicembre, forse anche più a lungo, cambiando leggermente i contenuti che pubblico", aveva spiegato Elettra prima del contrordine ufficiale. Per altre sex worker però, la situazione avrebbe potuto essere molto diversa. "Alcune avrebbero scelto di abbandonare il lavoro online e tornare a incontrare la clientela a tu per tu, con il nuovo coronavirus ancora in circolazione e quindi ritrovandosi molto esposte al contagio", puntualizza Valentine. Lo scenario del lavoro sessuale in Italia è infatti molto variegato e include anche persone che invece non hanno mai avuto la possibilità di trovare nella content economy un vero piano B.  "C’è tutta una fetta di chi fa sex work, quella composta dalle persone più marginalizzate, che spesso si ritrova a non avere documenti (quindi non potersi registrare sui siti, fare le verifiche, aprire conti bancari, etc.) e a non possedere gli strumenti per dotarsi di un’alfabetizzazione digitale. Per tutte, "il denominatore comune rimane lo stigma", a cui si aggiungono la mancanza di tutele legata alla criminalizzazione del lavoro sessuale nel nostro paese.