Jessica Rizzo. Biografia di una porno attrice.

Jessica Rizzo. Biografia di una porno attrice.

La biografia di Jessica Rizzo, nome d’arte di Eugenia, si intitola Nata bene, (D Editore, euro 16,90). Pornoattrice, imprenditrice, manager di club privè.

Cresciuta Fabriano in provincia di Ancona in una famiglia molto tradizionale, non ha avuto nessuna spiegazione su cosa fosse il sesso, ne tantomeno, su come si poteva vivere e nemmeno come approcciarsi ad esso. Quindi la sua scuola sono state le amiche e le sue esperienze personali. Prima volta a 18 anni con l’uomo che poi ha sposato, da li in poi una serie di esperienze; dalla donna sottomessa , alla rivoluzione femminile con più autorità. Il suo libro autobiografico si chiama “Nata Bene” (D Editore, euro 16,90)

Nel libro scrive: «La prima volta che presi un pene in mano mi sembrava un manico di scopa. Non sapevo cosa farci».

«Non ne avevo mai visto uno. Il primo è stato quello del mio futuro e attuale marito. Abbiamo avuto il primo rapporto dopo sei mesi di fidanzamento. Gliel'ho fatta sudare».

Aveva la fantasia farlo davanti a una telecamera, è vero?.

«Sì. Abbiamo cominciato da soli con la telecamerina. Ma era poco eccitante. Mi piaceva l'idea di un cameraman intorno che cogliesse i dettagli. All'epoca c'era Fermo Posta, dove lasciavi gli annunci per incontrare altre coppie scambiste. Poi abbiamo conosciuto i primi registi amatoriali, presto siamo entrati nel giro dei trasgressivi. È stato tutto molto naturale. All'inizio andavo in video con la parrucca».

Però l'hanno riconosciuta. Scandalo a Fabriano , in città arrivavano fiotti di gente col pullman e giornalisti ovunque. La mamma non poteva più uscire di casa senza essere fermata. Anche la sorella era massacrata al lavoro, si arrabbiò molto e per anni non si parlarono. Col tempo capirono, infondo erano sposati, era la loro vita e la famiglia lo accettò.

Quindi siete passati dal porno casalingo ai set professionali. Come è stato?

«Eravamo un fatto nuovo. C'erano gli attori porno, ma erano singoli. Noi eravamo la coppia trasgressiva, quella della porta accanto, che faceva performance hard davanti alla telecamera. Io non volevo diventare famosa, era un gioco che mi eccitava, non un lavoro».

Però poi lo è diventato.

«Ci trovammo catapultati su un set con Moana Pozzi. Mio marito doveva girare una scena con lei sul cofano di una macchina. Moana gli disse: "Vedi di fartelo venire duro che non ho tempo da perdere". Capirai: avrebbe smontato qualsiasi uomo! Lo aiutai io. Mi misi in un cespuglio e iniziai a masturbarmi. Marco guardava me e scopava lei. Alla fine gli fece i complimenti».

Che tipo era Moana?

«Era una diva. Giustamente altezzosa. Noi esordienti. A telecamere spente si levava. Io invece continuavo a giocare con gli attori, per mantenerli in tiro».

 Baby Pozzi?

«Non aveva grande propensione al porno. Per esempio, non voleva farsi venire in faccia. Forse per sfruttare un po' la scia della sorella...».

Lei ha mai finto un orgasmo in scena?

«E’ capitato con degli attori che non erano bellissimi. Però quando abbiamo iniziato a produrre i film, ce li cercavamo su misura, con le storie che mi eccitavano.

Abbiamo avviato un genere, porno amatoriale, e nessuno ci credeva. Siamo stati i primi, abbiamo pensato che gli italiani non volessero solo vedere gli attori, ma anche masturbarsi con la casalinga, che magari era più porca e più vera, storie che accadono nella realtà , con la vicina di casa, non solo bellone irraggiungibili».

 Tolto suo marito, un altro pornoattore che le è rimasto nel cuore?

«Ho lavorato con attori italiani e stranieri. Anche con Rocco Siffredi, all’epoca eravamo agli inizi entrambi. E Una persona squisita. Ho girato spesso con Roberto Malone. Quando siamo andati a Hollywood ho conosciuto gli attori americani. Troppo schematizzati.

Funzionavano, ma erano macchine. Girando una scena chiesi una penetrazione anale, il tizio mi disse di no: nel copione non c'era scritto. I francesi invece erano degli sfondatori. Li mandavi a ruota libera, prendevano molta iniziativa, facevano molto di più del copione».

In totale ha fatto 250 film. Con quanti attori ha fatto sesso, li hai mai contati?

«No. Ero trasgressiva e lo sono anche oggi, forse di più, continuo a giocare nel mio club».

Qualche migliaio?

«Come faccio a contarli? Solo in un film ho fatto una gang bang con 85 uomini...».

85 ma come ha fatto?

«Dalla mattina alla sera, a turno».

Quanti per turno?

«Tre-quattro. A rotazione. Abbiamo girato in Francia perché in Italia non si trovavano 85 attori validi. Aspiranti si, ma o non erano in grado o avevano il pene piccolo.

"Piccolo", qual è lo standard, scusi?

«No vabbè, alcuni avevano un mignolo... Non puoi fare il pornoattore con un pisellino così piccolo, che sarebbe stato piccolo anche nella vita normale».

Nella biografia racconta che aveva la fantasia di girare una scena di sesso con un nano, perché?

«Avevo fatto scene con uomini di tutti i colori e dimensioni, volevo un nano. In uno spettacolo a Milano si presentò uno, era un mio fan, gli proposi una scena di sesso in un mio film. Era entusiasta. Così lo abbiamo reclutato».

Negli anni d'oro quanto rendeva un film?

«Non dico la cifra, ma con due-tre film ti potevi comprare un bel appartamento, circa cento milioni a film».

«Penso che le pornoattrici di oggi guadagnino 2-3 mila euro a film, se va bene. Non esiste paragone. Noi andavamo a fare spettacoli di venti minuti per cinque milioni di lire.

Ai tempi di Pornhub e Onlyfans si fanno ancora i soldi con il porno?

«Ora si spogliano per 150 euro, sono cambiate molte cose, ci sono anche io, ci ho giocato nel periodo di chiusura totale durante la pandemia. Il fatto è che è crollato il divismo. Non c’è più gente che farebbe la fila di due ore per avere un posto in prima fila in teatro, gli spogliarelli si fanno dappertutto. Siamo più assuefatti e meno sognatori».

Ha un club per scambisti a Roma. È un genere di intrattenimento che funziona ancora?

«Funziona, ma in maniera diversa. Un tempo era frequentato da persone con vent' anni di matrimonio alle spalle, il desiderio di ravvivare il rapporto. Adesso ci sono i ragazzi giovani,non sanno approcciare. Sono abituati con Internet dove hanno tutto e subito. Vogliono farsi una scopata e trovano già tutto apparecchiato, non devono sforzarsi nel corteggiamento. Sono meccanici».

È la conseguenza dell'educazione sessuale appaltata ai siti porno?

«Il porno fa anche bene, ma non bisogna esagerare. Ti distoglie dalla realtà. Quando nel club vedo gli sprovveduti, cerco di aiutarli. Il singolo da solo non ha più la maniera di proporsi. Anche la coppia più porcellina alla fine si smonta».

Come immagina il suo futuro?

«In salute. Con i miei cani».

Ha scelto di non avere figli.

« Non volevo coinvolgere altre persone nelle mie scelte. Un figlio necessita tempo, io non lo avevo».

Ancora trasgressione?

«Certamente si. Magari a settant'anni farò una casa di riposo hard per anziani con bastone e dentiera...».